Le scritture di assestamento (seconda parte)

Ciao, come ti avevo anticipato ti propongo il secondo articolo sulle scritture di assestamento.

Questo costituisce una naturale continuazione del precedente, in modo da completare in modo definitivo l’ostico argomento delle scritture contabili da fare alla fine dell’esercizio amministrativo.

Nello specifico ti mostrerò la differenza tra le scritture di integrazione e quelle di rettifica. Partiamo ed andiamo spediti verso il nostro obiettivo.

Le scritture di integrazione

Le scritture di integrazione sono riferite a costi e ricavi di competenza dell’esercizio, ma non ancora contabilizzati in quanto avranno manifestazione finanziaria nei futuri esercizi.

Le scritture di integrazione comprendono le rilevazioni:

  • della svalutazione crediti;
  • delle quote di costi e ricavi misurate dai ratei passivi e attivi;
  • dagli accantonamenti nei fondi oneri;
  • dagli accantonamenti nei fondi rischi.

1. La svalutazione dei crediti

A fine esercizio, i crediti vengono analizzati singolarmente per determinare la loro esigibilità. Oltre a quelli sicuramente esigibili e a quelli inesigibili, che devono essere stralciati, esistono dei crediti di dubbia e parziale esigibilità che richiedono un’attenta valutazione.

Per ogni credito è importante, quindi, determinare la perdita per inesigibilità che si teme di dover subire e procedere alla svalutazione indiretta da iscrivere nell’apposito conto “Fondo svalutazione crediti”.

Successivamente, si calcola una ulteriore svalutazione da iscrivere nel conto “Fondo rischi su crediti” che viene calcolata sul presunto valore di realizzo dei crediti, per fronteggiare il rischio globale di perdite dovuto a situazioni di inesigibilità non ancora manifestatasi.

Come sempre ti riporto un esempio per facilitare il tutto.

“In data 31 dicembre 2021 la società XXX S.r.l. presenta crediti di natura commerciale per complessivi 73.840 €, che sono così composti:

  • un credito verso il cliente Alfa di 3.478 € sicuramente inesigibile;
  • un credito verso il cliente Beta di 12.480 € per il quale si stima una perdita del 30%;
  • un credito verso il cliente Omega di 13.872 € per il quale si stima una perdita del 50%.

Sulla base dei dati dei passati esercizi, l’impresa ritiene di dover subire ulteriori perdite pari al 3% del presunto valore di realizzo specifico dei crediti, dovute ad insolvenze e contestazioni non ancora manifestatesi. Procediamo con i diversi calcoli”.

Ricorda che i crediti sicuramente esigibili vanno valutati al valore nominale e non a quello di presumibile realizzo.

Crediti sicuramente esigibili:

Crediti commerciali73.840 €
– Crediti di sicura inesigibilità3.478 €
– Crediti di dubbia esigibilità (12.480 € + 13.872 €)26.352 €
= Crediti sicuramente esigibili44.010 €

Crediti inesigibili e relativa svalutazione

Il credito verso il cliente Beta viene svalutato del 30%12.480 € x 30% = 3.744 €
Valore di presumibile realizzo specifico12.480 € – 3.744 € = 8.736 €
Il credito verso il cliente Omega viene svalutato del 50%13.872 € x 50% = 6.936 €
Valore di presumibile realizzo specifico13.872 € – 6.936 €= 6.936 €
Totale svalutazione crediti3.744 € + 6.936 €= 10.680 €

Il valore complessivo dei crediti viene svalutato del 3%.

Presunto valore di realizzo dei crediti (44.010 € + 8.736 € + 6.936 €) 59.682,00 €
Svalutazione (59.682 € x 3%)– 1.790,46 €
Valore di presumibile realizzo dei crediti  57.891,54 €

Rilevazione in partita doppia.

DATACONTODAREAVERE
31/12/21Perdite su crediti3.478,00 € 
 Crediti v/clienti 3.478,00 €
 Svalutazione crediti10.680,00 € 
 Fondo svalutazione crediti 10.680,00 €
 Svalutazione crediti1.790,46 € 
 Fondo rischi su crediti 1.790,46 €

2. I ratei attivi e passivi

Le operazioni aziendali possono prolungarsi da un esercizio all’altro dando luogo a costi e ricavi di cui si conoscono importo e scadenza posticipata del pagamento o della riscossione. L’importo di tali costi deve essere suddiviso tra due esercizi in proporzione al tempo:

  • una parte va riferita all’esercizio in quanto già maturata. Tale quota, detta rateo, rappresenta il debito (rateo passivo) poi, il credito (rateo attivo), che dovrà essere pagato o riscosso nell’esercizio successivo;
  • una parte, non ancora maturata, va riferita all’esercizio successivo e dovrà essere rilevata al momento del pagamento o della riscossione.

Perché vi sia un rateo occorre che sussistano per la quota di costo o di ricavo che lo misura, le seguenti condizioni:

  • sia maturata al termine dell’esercizio;
  • ti manifesti finanziariamente in via posticipata;
  • chi ha proporzionale al tempo, nel senso che il suo importo matura con il decorrere del tempo;
  • sia parte di un costo o di un ricavo comune a due o più esercizi.

Il rateo attivo rappresenta un credito relativo a un componente positivo di reddito (ricavo) da maturato che avrà la manifestazione finanziaria nel futuro esercizio.

Il rateo passivo rappresenta un debito relativo a un componente negativo di reddito (costo), già maturato, che avrà manifestazione finanziaria nel futuro esercizio.

In base alle definizioni che ti ho riportato potrebbe sembrare un concetto di difficile comprensione, ma come sempre ecco il nostro classico esempio che ci viene in soccorso. 

Ratei passivi

“In data 1° giugno 2021 la società XXX S.r.l. ha contratto un mutuo dal valore nominale di 200.000€. Il piano di ammortamento prevede il rimborso in 10 rate semestrali ad interessi posticipati, quote capitali costanti ed interessi del 3%. Il rimborso inizia il 1° giugno del 2022 calcola quindi il rateo di interesse al 31 dicembre 2021.”

Calcoliamo il rateo passivo

Quote già rimborsate 200.000 € x 2 semestri / 10 rate40.000 €
Valore residuo debito 200.000 € – 40.000 €160.000 €
Quota di interessi da corrispondere al 31/05/2022 160.000 € x 3%4.800 €
Quota di competenza del 2021 4.800 € x 1 mese / 6800 €

Rilevazione contabile del rateo passivo

DATACONTODAREAVERE
31/12/21Interessi passivi su mutui800 € 
 Ratei passivi 800 €

Ratei attivi

“In data 31 dicembre 2021 la società XXX S.r.l. ha in corso un contratto di fitto con un terzo, il quale deve corrispondere dei canoni trimestrali posticipati di 1.200€ rispettivamente in data 15/2, 15/5, 15/8, 15/11. L’ultima rata incassata risale al 15/11. il ricavo per il canone relativo al periodo 16/11/2021 – 15/02/2022 verrà incassato in quest’ultima data. Pertanto, in ragione del tempo, il ricavo relativo al periodo di novembre e dicembre è da ritenersi di competenza dell’esercizio 2021, mentre il ricavo relativo al periodo che va da gennaio al 15 Febbraio è da ritenersi di competenza dell’esercizio 2022.

Il piano di ammortamento prevede il rimborso in 10 rate semestrali ad interessi posticipati, quote capitali costanti ed interessi del 3%. Il rimborso inizia il 1° giugno del 2022 calcola quindi il rateo di interesse al 31 dicembre 2021.”

Calcoliamo il rateo passivo

Quote già rimborsate 200.000 € x 2 semestri / 10 rate40.000 €
Valore residuo debito 200.000 € – 40.000 €160.000 €
Quota di interessi da corrispondere al 31/05/2022 160.000 € x 3%4.800 €
Quota di competenza del 2021 4.800 € x 1 mese / 6800 €

Rilevazione contabile del rateo passivo

DATACONTODAREAVERE
31/12/21Interessi passivi su mutui800 € 
 Ratei passivi 800 €

3. Fondi oneri e fondi rischi

Secondo il principio della prudenza, nella determinazione del reddito di esercizio l’impresa deve tener conto di tutti i rischi prevedibili e delle eventuali perdite che traggono origine da operazioni dell’esercizio o di esercizi precedenti che potranno manifestarsi in futuro.

In base a tale principio l’impresa deve tener conto anche di costi attribuibili all’esercizio per i quali è certa solo la loro manifestazione finanziaria futura ma di cui non si conosce l’importo e la data di pagamento.

Si tratta di valori finanziari che prendono il nome di fondi oneri futuri. Tali fondi sono iscritti nella situazione patrimoniale tra le passività, in voci specifiche relative ai costi che l’impresa prevede di dover sostenere.

L’importo di questi fondi risulta stimato in quanto l’impresa conoscerà l’importo da pagare solo nel momento in cui si manifesterà.

I fondi oneri non rappresentano dei salvadanai in cui l’impresa accumula i mezzi monetari necessari per eventuali pagamenti futuri, ma costituiscono voci contabili passive con cui si tiene presente l’impegno assunto dall’impresa, nell’esercizio o negli esercizi precedenti, a sostenere manifestazioni finanziarie future.

“In data 31 dicembre 2021 la società XXX S.r.l. Accantona 12.700 € per far fronte alla manutenzione di macchinari impiegati nel corso dell’esercizio, la manutenzione verrà eseguita nel futuro esercizio.”

DATACONTODAREAVERE
31/12/21Accant. per manutenzioni programmate12.700 € 
 Fondo manutenzioni programmate 12.700 €

Ogni impresa assume, nello svolgimento della propria attività, il rischio economico generale di non ottenere un risultato economico positivo.

Tale rischio è tipico di ogni attività aziendale ed è, quindi, inevitabile.

Per questo l’impresa deve fronteggiare anche quelli che sono i cosiddetti rischi specifici, ovvero quelli legati al verificarsi di particolari eventi dannosi quali incendi, furti etc.

Le strategie poste in essere per affrontarli possono essere due:

  • sottoscrivere delle polizze assicurative, con il pagamento di premi di assicurazione dove, in caso in cui l’evento dannoso si verifichi, consentono il rimborso totale o parziale del danno;
  • ricorrere ad una forma di assicurazione interna, inserendo nella contabilità dei fondi rischi e facendo gravare sui singoli esercizi quote la cui manifestazione finanziaria legata all’evento.

I fondi rischi si differenziano dai fondi oneri futuri in quanto non solo non si conoscono la data e l’importo dell’evento dannoso, ma risulta incerto anche il verificarsi dell’evento stesso.

In base al principio della prudenza, vengono effettuati gli accantonamenti ai fondi rischi tenendo presente i presumibili oneri che l’impresa potrebbe dover sostenere al verificarsi dell’evento dannoso. Le scritture contabili sono praticamen identiche ai fondi oneri, cambia solo la loro funzione.

Le scritture di rettifica

Le scritture di rettifica comprendono le rettifiche ai componenti del reddito già rilevati in quanto hanno già avuto la loro manifestazione finanziaria, ma che non sono ancora economicamente maturati.

Le scritture di rettifica riguardano:

  • i risconti attivi e passivi;
  • le rimanenze di magazzino.

1. I risconti attivi e passivi

Durante il periodo amministrativo l’impresa può avere effettuato pagamenti e riscossioni relativi a costi e ricavi chiederanno alla loro utilità o verranno goduti anche nei futuri esercizi.

La competenza economica di questi costi e ricavi interessa più esercizi, pertanto, il loro importo deve essere ripartito fra il periodo amministrativo in cui sono stati sostenuti o riscossi e gli esercizi successivi.

Alla fine del periodo amministrativo bisogna, quindi, separare da parte di costo o di ricavo già maturata economicamente, che rappresenta il costo o ricavo di competenza dell’esercizio, dalla parte che deve essere rinviata al futuro.

Ciò avviene attraverso la rilevazione di un riscontro.

I risconti sono quote non ancora maturate di costi o ricavi che hanno già avuto la loro manifestazione finanziaria.

Il calcolo della quota di costo o ricavo da rinviare al futuro esercizio viene effettuato proporzionalmente al tempo non ancora trascorso.

Risconti attivi 

I risconti attivi sono quote di costi liquidati e rilevati in via anticipata, ma che non sono di completamente di competenza economica dell’esercizio e, pertanto, sono da rinviare al futuro.

Le caratteristiche di un risconto attivo sono le seguenti:

  • sono rilevati alla fine del periodo amministrativo avvero al 31/12;
  • si riferiscono ad un costo già sostenuto nell’esercizio e che risulta essere in comune a due o più esercizi;
  • vengono rilevati tenendo in considerazione il tempo.

In partita doppia la sua rilevazione avviene secondo questi criteri:

  • viene rilevato in dare del conto Risconti attivi;
  • il costo di competenza del periodo viene rettificato direttamente utilizzando il conto di costo movimentato in avere.

Ecco il nostro semplice esempio.

“In data 31 dicembre 2021 la società XXX S.r.l. ha in corso un contratto assicurativo il cui premio è di 1.600 €, il contratto ha durata annuale ed il premio è pagato anticipatamente in data 01/09.”

Calcoliamo il risconto attivo

Quota di competenza dell’esercizio 1.600 €/12 x 4(mesi fino al 31/12)533 €
Quota di costo da rinviare al futuro 1.600 €/12 x 81.067 €

Rilevazione contabile del risconto attivo

DATACONTODAREAVERE
31/12/21Risconti passivi1.067 € 
 Premi assicurativi 1.067 €

Risconti passivi

I risconti passivi sono quota di ricavi liquidati e rilevati in via anticipata, ma che non sono di competenza economica dell’esercizio e, di conseguenza, sono da rinviare al futuro.

Le caratteristiche di un risconto passivo sono le seguenti:

  • sono rilevati alla fine del periodo amministrativo avvero al 31/12;
  • si riferiscono ad un ricavo già conseguito nell’esercizio e che risulta essere in comune a due o più esercizi;
  • vengono rilevati tendo in considerazione il tempo.

In partita doppia la sua rilevazione avviene secondo questi criteri:

  • il valore rinviato al futuro viene rilevato in avere del conto Risconti passivi;
  • il ricavo di competenza del periodo viene rettificato direttamente utilizzando il relativo conto ricavo movimentato in dare;
  • Anche in questo caso riporto un semplice esempio:

“In data 31 dicembre 2021 la società XXX S.r.l. ha in corso un contratto di prestazione di servizi ad un terzo con un compenso trimestrale anticipato pari a 600 € incassato in via anticipata il data 01/12.”

Calcoliamo il risconto passivo

Quota di competenza dell’esercizio 600 €/3 x 1(mese fino al 31/12)  200 €
Quota di ricavo da rinviare al futuro 600 €/3 x 2  400 €

Rilevazione contabile del risconto attivo

DATACONTODAREAVERE
31/12/21Ricavi da prestazioni di servizi400 € 
 Risconti passivi 400 €

2. Lo storno delle rimanenze di magazzino

Le rimanenze di magazzino comprendono le merci e le materie di consumo, di proprietà dell’azienda, presenti in magazzino.

Per questi beni l’impresa ha sostenuto dei costi, ma soltanto negli esercizi successivi questi beni saranno utilizzati nel processo produttivo oppure venduti.

Per questo motivo si rende necessario procedere alla valutazione di ogni singolo bene in quanto i costi sostenuti durante l’esercizio per l’acquisto delle merci possono essere considerati di competenza solo se le merci sono state vendute, cioè solo se hanno trovato il loro correlativo ricavo.

I costi sostenuti per le merci e le materie di consumo in rimanenza a fine esercizio non sono di competenza e devono, quindi, rientrare tra gli elementi attivi del patrimonio aziendale.

Sorge, però, un problema circa la loro valutazione nello specifico e qui ci aiuta il nostro Codice Civile.

Criteri di valutazione

L’art. 2426 le rimanenze devono essere iscritte al costo d’acquisto per le merci e le materie prime, o al costo di produzione, se si tratta di prodotti finiti, semilavorati e prodotti in corso di lavorazione. Nel caso sia minore, il valore da considerare è quello desumibile dall’andamento di mercato.

Il costo di acquisto è formato dal prezzo di acquisto più gli oneri accessori imputabili direttamente alle merci, al netto degli eventuali sconti mercantili e ribassi.

Il valore di mercato è determinato dalla differenza tra il prezzo di vendita ed i costi direttamente imputabili alle merci.

“In data 31 dicembre 2021 la società XXX S.r.l. ha rimanenze di merci per 20.000 € e rimanenze di materie di consumo per 5.000 €.”

DATACONTODAREAVERE
31/12/21Merci20.000 € 
 Merci c/rimanenze finali 20.000 €
 Materie di consumo5.000 € 
 Materie di consumo c/rimanenze finali 5.000 €

Conclusioni

Con quest’ultimo articolo hai il quadro completo di tutte le scritture che ti trovi a dover fare a fine anno prima della chiusura del bilancio.

Ed ora, come sempre, ti ricordo che se vuoi rimanere in contatto con me per sapere quali settori nella mia azienda sono disponibili, e per provare un test di collaborazione, puoi iscriverti al blog compilando il forum qui in basso (cliccando sul pulsante).

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